sabato 27 settembre 2014

L'insorgenza antifrancese del Circeo

Vi segnalo questo mio lavoro pubblicato su LaCritica.org sull'insorgenza antifrancese nel Circeo:


Fra i vari eventi spesso trascurati a scuola o comunque trattati in maniera superficiale, vittime di una visione della storia come evoluzione lineare verso la modernità, c’è quello delle cosiddette insorgenze antifrancesi. Con il termine “insorgenza” si vuole descrivere quei fenomeni spontanei di ribellione alle autorità contrapponendosi a quello di rivolta che presuppone un’organizzazione e un intento politico...prosegue qui

domenica 7 settembre 2014

Italiani nella guerra civile americana



pubblicato su Archeologia & Cultura del 17 luglio 2011
 


di Vito Foschi

Le vicende che riguardano gli Stati Uniti d’America e il continente americano in generale ci sembrano lontane, spesso considerate solo ottimo sfondo per film e telefilm. In realtà, la presenza italiana nelle americhe è stata piuttosto massiccia, purtroppo figlia dell’emigrazione e le varie comunità di italiani hanno acquisito non poco peso nella storia di quei lontani paesi.
Una di quelle vicende che sembra lontana anni luce dalla nostra storia è la guerra civile americana, indubbiamente nota ai più attraverso svariati film, ma che vide combattere anche gli italiani in ambedue gli schieramenti e in qualche modo lambì anche Giuseppe Garibaldi.

Gli immigrati italiani furono reclutati sia a nord che a sud, ma la maggior parte era nel nord e così l’esercito dell’Unione poté costituire due unità di soldati italiani, la “Italian Legion” e la “Garibaldi Guards”. Situazione diversa per gli italiani arruolati nell’esercito confederato, in gran parte ex militari del Regno delle Due Sicilie. Il neonato regno d’Italia volle risolvere il problema dei prigionieri borbonici permettendo loro di arruolarsi nell’esercito confederato. Arrivarono in America con tre navi fra il dicembre 1860 e i primi mesi del 1861 e per ironia della sorte vennero inquadrati nella “Garibaldi Guards - Italian battalion Louisiana Militia”, che dopo le prevedibili proteste, nel 1862 cambiò nome diventando “Sesto Reggimento European Brigade”. Sarebbe stato il colmo, per uomini che avevano combattuto Garibaldi e pativano per lui la prigione, combattere in una formazione che portava il nome dell’Eroe dei due mondi. Curioso destino per i soldati borbonici, combattere in due eserciti perdenti e ambedue geograficamente del sud.

Gli italiani parteciparono a varie battaglie ed ebbero modo anche di battersi fra loro, quando le unità di italiani dell’esercito unionista e quelle dell’esercito confederato si scontrarono nella battaglia di Winchester nel settembre 1862 e in quel caso fu l’esercito del sud ad avere la meglio. Alcuni italiani si distinsero per valore, come per esempio il sergente John Garibaldi, di cui si conservano parecchie lettere e che fu seppellito nel cimitero di Lexington, assieme ai generali Lee e Jackson, due eroi degli stati del Sud.

Fra i morti italiani, purtroppo vanno inclusi due italiani vittime di un episodio simile a quello più noto di Sacco e Vanzetti. Per dare una lezione a possibili disertori, si pensò bene di arrestare cinque soldati a caso che non parlavano inglese, istituire un processo farsa e fucilarli. Fra questi furono presi anche due italiani, Giovanni Falaci, 26 anni e Giuseppe Rionese, 20 anni.

Un’ultima nota la dedichiamo a Garibaldi che fu invitato a guidare l’esercito nordista: l’uso del nome di Garibaldi in ambedue gli schieramenti fa intuire la notorietà del personaggio negli Stati Uniti. All’apertura dell’ostilità l’esercito dell’Unione subì una clamorosa sconfitta nella battaglia di Bull Run gettando nello sconforto la truppa. Il presidente Lincoln conscio di non avere ufficiali in grado di motivare le truppe pensò di mandare a chiamare Garibaldi, fresco reduce dell’impresa dei Mille. La causa del nord, con l’idea di abolire la schiavitù, poteva sollecitare l’eroe italiano, ma al di là della facciata, la guerra civile americana si combatté per ben altro. Per il nord, era l’idea di uno federazione centralista che limitava i diritti dei singoli stati, mentre per il sud era in gioco il diritto di ogni singolo stato di secedere dall’unione, prendendo alla lettera la dichiarazione di indipendenza del 1776:  “Queste Colonie Unite sono, e per diritto devono essere, Stati liberi e indipendenti…e come Stati liberi e indipendenti essi hanno pieno potere di fare la guerra, stipulare la pace, contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti che gli Stati indipendenti possono fare a buon diritto”. Probabilmente questo fu chiaro a Garibaldi e in qualche modo condizionò la sua scelta di non partecipare. Inoltre aveva chiesto al presidente Lincoln il comando in capo, cosa che ovviamente non gli poteva essere concesso.